È meglio sfruttare solo le risorse interne, proteggendo la propria innovazione sul nascere, oppure si traggono più benefici aprendo il proprio progetto alla collaborazione?
Secondo il modello di Open Innovation, il miglior modo per innovare è fare leva sulle competenze interne ed esterne alla propria azienda.
Secondo la definizione di Henry Chesbrough, ricercatore alla Harvard e Berkeley e inventore della Open Innovation, questo modello si basa su “flussi di conoscenza in entrata e in uscita volti ad accelerare l’innovazione interna ed espandere il mercato per l’uso dell’innovazione all’esterno.”
In questo senso l’open innovation, si contrappone totalmente al modello tradizionale di innovazione dove l’ideazione del nuovo prodotto è ancorato al reparto interno di Ricerca e Sviluppo e la sua distribuzione rimane in capo all’azienda. Di fatto, nel processo tradizionale di innovazione, l’azienda rimane da sola a sostenere i costi di sviluppo di un nuovo prodotto o servizio, quelli per la formazione di personale sempre più specializzato e quelli per il lancio del prodotto sul mercato.
Il rischio di questo approccio è che, con la velocità con cui si muove l’economia della rivoluzione digitale, l’innovazione prodotta dall’azienda arrivi troppo tardi sul mercato.
L’open innovation porta diversi vantaggi alle aziende:
- riduce i costi di progettazione, prototipazione, produzione e distribuzione,
- accorcia i tempi di lancio di un prodotto sul mercato,
- aumenta la differenziazione, aprendo nuovi sbocchi, e crea nuove fonti di entrate per le imprese.
In che modo? Il valore si crea con la contaminazione, la cooperazione, la tecnologia, le informazioni, l’esperienza che un’azienda riesce a mobilitare al suo interno e tra diverse figure esterne. La conoscenza esterna non necessariamente deve venire dai fornitori, ma è portata da università e istituti di ricerca, startup, consulenti e consumatori.
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Per realizzare l’innovazione aperta le aziende hanno bisogno di avere una chiara strategia. Innanzitutto, bisogna capire quali sono le necessità:
- rendere disponibili all’esterno le proprie competenze e allargare il mercato, modello inside-out model.
- fare leva sulle competenze esterne per inserirle nel processo di innovazione, outside-in model.
Nel caso del flusso in entrata, outside-in, si possono adottare diverse strategie per valorizzare i contributi esterni:
- ricerca di idee esterne tramite crowdfunding o competizioni
- sviluppo congiunto o co-creazione di un nuovo prodotto con propri clienti e partner
L’innovazione aperta è avvertita come un’opportunità per creare valore in un modo diverso: non più la chiusura e la segretezza dei processi di ideazione, ma la co-creazione e la condivisione con partner esperti e impregnati di una nuova cultura digitalizzata.
Questo processo ha bisogno di una chiara strategia che cambia in base alle esigenze specifiche delle aziende. Con la guida di un consulente esperto sarà più facile passare a una nuova cultura dell’innovazione.